Giovedì Santo 2018

Giovedì Santo 29 Marzo 2018 ore 11,45
1 ESPOSIZIONE DELLA BOLLA DEL PERDONO

1.“Dacci oggi il nostro pane quotidiano”. Carissimi, nel capitolo quarto dei promessi sposi si parla di PANE DEL PERDONO. Fra Cristoforo è un uomo vicino ai 60 anni, dalla lunga barba bianca, umile ma fiero al tempo stesso, con due occhi vivacissimi. Lodovico (questo è il nome di fra Cristoforo prima di prendere i voti), figlio di un ricco mercante con ambizioni da nobile, viene educato in maniera aristocratica. Non essendo però accettato nella cerchia dei nobili, il giovane inizia, quasi per vendetta, a difendere gli umili contro i signorotti prepotenti. Un giorno, per strada, scoppia una disputa per futili motivi tra Lodovico ed un nobile arrogante. Nel corso della lotta che ne segue, il giovane Ludovico, vedendo uccidere il suo affezionato amico Cristoforo, venutogli in soccorso, uccide il signorotto. Lodovico viene condotto dalla folla nel vicino convento dei frati cappuccini, affinché possa trovare riparo dalla vendetta dei parenti dell’ucciso. Questi intanto circondano il convento al fine di colpire l’uccisore alla sua uscita. Durante la sua permanenza in convento, Lodovico matura la decisione di farsi frate. Dona tutti i suoi beni alla famiglia del servo Cristoforo, che era morto per lui e assume il nome di fra Cristoforo. Intanto il padre guardiano del convento convince il fratello del nobile ucciso ad accettare come rivalsa la scelta monacale di Lodovico.
Prima di partire per il luogo del suo noviziato, fra Cristoforo chiede ed ottiene di domandare scusa alla famiglia dell’ucciso. In casa del nobile vengono convocati tutti i parenti per assaporare la vendetta, ma con il suo contegno umile, fra Cristoforo ottiene un sincero perdono da tutti e induce i presenti a mitigare la loro superbia. Quale segno di riconciliazione il fratello dell’ucciso dona un pane al frate; questi, mangiatane una metà, conserverà il resto quale ricordo dell’accaduto: IL PANE DEL PERDONO. Così Manzoni racconta l’evento: “Il volto e il contegno di fra Cristoforo disser chiaro agli astanti, che non s’era fatto frate, nè veniva a quell’umiliazione per timore umano: e questo cominciò a concigliarglieli tutti. Quando vide l’offeso, affrettò il passo, gli si pose inginocchioni ai piedi, incrociò le mani sul petto, e, chinando la testa rasa, disse queste parole: “io sono l’omicida di suo fratello. Sa Iddio se vorrei restituirglielo a costo del mio sangue; ma, non potendo altro che farle inefficaci e tarde scuse, la supplico d’accettarle per l’amor di Dio.” ….. Fra Cristoforo, in piedi, ma col capo chino, continuò: “io posso dunque sperare che lei m’abbia concesso il suo perdono! E se l’ottengo da lei, da chi non devo sperarlo? Oh! s’io potessi sentire dalla sua bocca questa parola, perdono!”
“Perdono?” disse il gentiluomo. “Lei non ne ha più bisogno. Ma pure, poiché lo desidera, certo, certo, io le perdono di cuore, e tutti…”

2.Il pane che chiediamo al Padre è l’esperienza di questo frate…Ma come sarà possibile rinnovare questa grazia? Solo nella fede e con la fede, col coraggio di osare ancora una volta insieme pronunciare la preghiera “Padre nostro”. Tutti figli dell’unico padre. In una famiglia quando un figlio sbaglia non lo si esclude, ma lo si aiuta e si arriva al perdono, dopo un lungo cammino fatto di silenzio e di preghiera come per Ludovico divenuto Fra Cristoforo. Il perdono non si improvvisa, è l’esito dell’elaborazione davanti a Dio delle negatività che abbiamo in noi e soprattutto di quelle che riceviamo dagli altri, sapendo, come scrive l’Apostolo Paolo, che “tutto concorre al bene di coloro che amano Dio”.

3.Era il 20 gennaio 1563 (455 anni or sono): papa PIO IV, un grande papa, il papa della riforma tridentina, milanese della famiglia Medici, fratello della madre di San Carlo, questo grande e lungimirante pontefice concedeva alla nostra Chiesa l’indulgenza plenaria nel forma di giubileo che rinnoviamo ogni anno nel pomeriggio del giovedì santo a tutto il venerdì santo e il 24 giugno giorno della nascita di San Giovanni Battista. Il dono dell’indulgenza dice la grazia che il pastore supremo della Chiesa il papa, il successore dell’Apostolo Pietro, colui che ha ricevuto il potere di legare e di sciogliere sulla terra perché lo sia anche nel cielo, il sommo pontefice ha concesso in perpetuo questo dono che è un PERDONO generale, plenario che con le regole stabilite dalla Chiesa, concede la grazia della remissione della colpa e della pena dei peccati, a tutti i fedeli che lo desiderano. Questa pienezza di perdono è una grazia straordinaria che ci rende puri, puliti, come il giorno del nostro battesimo e ci apre le porte del paradiso, evitando, se ci manteniamo in grazia di Dio, il passaggio del purgatorio. Io, da sette mesi parroco di questa nostra città, raccolgo il testimone dei miei 36 predecessori, ricordando particolarmente il prevosto don Giovanni Pavesi ritratto dal Fiamminghino nell’atto di ricevere la bolla del perdono, colui che chiese al papa questa grazia; mi inserisco in questa storia gloriosa, con la mia personalità e in ubbidienza al mandato specifico per cui i miei superiori mi hanno qui inviato.

4.Nel salutare e ringraziare il sig sindaco, anch’egli nel suo esordio come primo cittadino alla festa del perdono, estendo il saluto alla giunta alle autorità militari e civili presenti e a tutti voi che siete i conservatori di questa grande tradizione.

5.Quando si perdona di vero cuore, si torna nel paradiso di origine, in quella condizione nella quale Adamo ed Eva erano davanti a Dio prima del peccato. Quel giardino, la parola paradiso vuol dire proprio giardino, ha ispirato un segno che oggi per la prima volta è posto accanto alla bolla: IL PANE VERDE DEL PERDONO. Mettendolo sulla tavola i nostri familiari ci domanderanno come mai questo pane è così strano e di quel colore. Noi potremo, ripensando al Padre nostro e all’episodio del Manzoni, spiegare che bisogna sempre poter mangiare in serenità il pane con tutti, soprattutto in famiglia. Poi il verde ci ricorda il paradiso: l’esperienza di chi perdona è un nuovo ingresso in quel giardino, è un anticipo di quello che sarà la gloria eterna. Ve lo auguro di vero cuore!

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